“Parthenope non è morta, Parthenope non ha tomba, Ella vive, splendida giovane e bella, da
cinquemila anni; corre sui poggi, sulla spiaggia. È lei che rende la nostra città ebbra di luce e folle di colori, è lei che fa brillare le stelle nelle notti serene” – Matilde Serao.
Le parole di una delle più grandi scrittrici e giornaliste napoletane descrivono bene la sensazione di meraviglia che scaturisce spontanea quando la bellezza di Napoli si impone alla vista. Non c’è modo di arginare i sentimenti contrastanti che questa città da sempre suscita in chi la vive e in chi ne fa mèta di passaggio. L’unico modo per godere appieno di ogni sfumatura del capoluogo campano è quello che spinge ad andare oltre la superficie, per perdersi nelle leggende che hanno reso questo luogo un mito eterno.
Partenope è il nome con cui Napoli ha attraversato i secoli di alterne dominazioni, un nome impresso a fuoco nell’intreccio di vicoli e colori. Partenope, come la vergine sirena protagonista della leggenda legata alla nascita di questa città. Scopriamo insieme il mito della fondazione di Napoli!
Tre erano le bellissime sirene figlie della Musa della Tragedia Melpomene e del Fiume Archeoo, il più importante della Grecia: Partenope la vergine, Leucosia la bianca, e Ligea dall’intenso suono. Una maledizione le aveva incatenate ad una vita di tristezza: tre sorelle condannate a morte dal rifiuto di un uomo.
Le scogliere della Penisola Sorrentina facevano da casa alle irresistibili sirene al cui canto nessun mortale riusciva a resistere. Divinità incantevoli dal corpo diviso a metà, come la loro intera esistenza: sospese tra cielo e terra, tra le fattezze di donna e i piumaggi da uccello. La voce come unica arma, un’arma letale a cui era necessario sottrarsi per sopravvivere: questo pensò l’astuto Ulisse mentre attraversava il mare per tornare alla sua Itaca.
L’eroe cantato da Omero tappò le orecchie dei compagni con del cerume e li obbligò a legarlo all’albero della nave intimando loro di non liberarlo, neanche di fronte alla più implorante richiesta, neanche di fronte alla sofferenza più straziante. Il rifiuto di Ulisse si trasformò in un tormento per la sirena al punto da spingerla a togliersi la vita: così Parthenope si lasciò morire gettandosi dal dirupo più alto, il corpo trascinato dalle onde su una roccia affiorata dall’acqua, chiamata dai greci Megaride. Su questa stessa pietra, su cui venne eretto un sepolcro in onore della bella sirena, nasceranno poi la villa di Lucullo e il Castel dell’Ovo.
Esistono altre versioni di questa leggenda legata alla figura dell’affascinante sirena. C’è chi sostiene che fosse innamorata di un centauro di nome Vesuvio e questo amore fosse causa di grande ira per Zeus. Accecato dalla gelosia, il capo degli dei si vendicò su Vesuvio, trasformandolo nel potente vulcano che domina la vista del golfo. La sirena Partenope, invece, fu mutata nella città di Napoli.
Un amore maledetto ma destinato a durare in eterno: l’uno di fronte all’altra, a guardarsi per sempre, senza mai potersi toccare. Così si staglia all’orizzonte il profilo della leggendaria sirena: la testa adagiata sulla collina di Capodimonte, il resto del corpo che forma quella di Posillipo, ad imperitura memoria di tanta bellezza.
Un’altra versione della storia viene fornita da Matilde Serao, proprio la scrittrice napoletana che abbiamo menzionato prima, attiva agli inizi del ‘900. È lei a narrare della nascita dell’antica Neapolis dall’amore di Parthenope per Cimone. In questo caso non parliamo, però, di una sirena, ma di una ragazza greca innamorata di un eroe ateniese e promessa in sposa ad un altro uomo. Per vivere il loro amore Partenope e Cimone si diedero alla fuga arrivando proprio nel golfo di Napoli. In questo luogo dove essere liberi di dedicarsi l’uno all’altra diedero inizio al popolamento della città, divenuta oggi il capoluogo campano.
Tessuti e racconti hanno in comune il concetto di trama, l’intreccio che trasforma l’idea in bellezza tangibile: così la trama della leggenda di Partenope diventa trama di esclusivi accessori firmati Lionò. Mantelle realizzate a mano e rifinite nei minimi dettagli, pensate per arricchire outfit speciali aggiungendo eleganze e pregio. Una carezza di stile ispirata alla sirena ammaliatrice che si dice abbia fondato la città cantata dagli artisti di ogni tempo come luogo dell’anima.
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