Tijana M. Djerković. Scrittrice, traduttrice e interprete belgradese: autrice di “Il Cielo sopra Belgrado” e dei romanzi “Inclini all’Amore” e “La regina dei cornetti salati”.
Se vuoi seguirla, visita il suo sito www.tijanadjerkovic.com
Apprezzo l’arte celata dentro l’artigianalità: quella che sa regalare unicità. In Serbia si lavorano prevalentemente ceramica e legno: nei nostri etno-villaggi, una sorta di agriturismi, si vendono oggetti d’artigianato d’eccellenza. Purtroppo la globalizzazione mina l’artigianato: oggi si vuole tutto e subito.
Io provo a trasmettere ai miei figli le tradizioni serbe: grazie anche a mio marito, alle nostre due diverse culture, educare i nostri figli non è stato difficile. Mio padre voleva restassi in Serbia e per me è stato un dovere insegnare la sua lingua ai suoi nipoti: un modo per rispettare le tradizioni di famiglia. Vivendo a Roma, la mia è diventata una missione: quando è nato il mio primo figlio Ivan, mi sentivo come su un’isola serba in un mare d’italiani. Ho parlato ai miei figli in serbo fin da quando erano in grembo: ninne nanne serbe e ogni tre mesi un viaggio a Belgrado. Oggi la Serbia è casa loro, così come l’Italia è casa mia. Hanno avuto la fortuna di ascoltare il nonno raccontargli storie sulla nostra terra, sulla sua vita: storie che oggi continuo a raccontare io.
Senz’arte resta poco, in ogni espressione, in ogni natura. Nella musica così come nel teatro: anche il respiro di un attore, l’odore acre di un sigaro fumato in scena, sono per me arte. In Serbia c’è una tradizione teatrale molto importante: fatti di ottimi drammaturghi. A Belgrado recentemente ho visto un’opera sulla vita di Mileva Marić, prima moglie di Einstein e prima scienziata ammessa al Politecnico di Zurigo: una grande donna serba, seppur dimenticata. Si ritiene sia sua la teoria della relatività. Una storia incredibile e dalle storie incredibili provo sempre a imparare qualcosa: fin da giovane ho ricercato il sapere ancestrale del teatro.
Da autrice giramondo unisco spesso tradizioni in apparenza diverse, nate da radici comuni. Scrivo della mia terra, promuovo la valorizzazione del mio territorio. Sono equipaggiata per vivere ovunque voglia, portandomi dietro il mio marchio di fabbrica. Accetto tutti e provo sempre a unire due punti lontani del globo. Per questo i mesi di lockdown sono stati difficili: ho letto e riletto le pagine di un libro al quale lavoro da tanto, che m’impegna allo stremo. Ho cominciato a scriverlo ben prima di quelli già editi e lo continuo a scrivere e riscrivere: riguarda le radici e l’identità personale. Un libro difficile che vorrei fosse duro e non patetico. Prima o poi lo finirò, giuro!
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